Partito Nazionale Fascista

Organizzazione politica fondata a Roma il 7 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come trasformazione dei Fasci italiani di combattimento. Fu l'unico partito riconosciuto in Italia dal 1928 al 1943, dopo l'imposizione del regime fascista (vedi leggi eccezionali). Il Pnf subì diverse trasformazioni, determinate dapprima dalla necessità di Mussolini, duce del fascismo, di limitare l'autonomia politica delle disparate correnti che avevano fatto originariamente capo al movimento fascista, quindi alla volontà di realizzare una completa compenetrazione fra stato, amministrazione pubblica e partito, garantendo al duce il completo controllo sulle attività istituzionali e politiche. Al primo statuto del partito (dicembre 1921) che aveva formato un organismo gerarchico ma comunque costituito da cariche elettive e controllato da un comitato centrale espresso dal congresso nazionale, si andò gradatamente sostituendo, attraverso i cinque statuti successivi (1926, 1928, 1932, 1938 e 1941), un elefantiaco organismo burocratico, strettamente sottoposto alla volontà del duce e articolato in tutti i gangli della società civile e della pubblica amministrazione. Più in particolare, lo statuto del 1926 stabiliva per la prima volta la guida suprema del duce ma assegnava al Gran consiglio del fascismo compiti d'indirizzo e la nomina dei dirigenti. Dal 1929 il ruolo del duce si rafforzò: egli sceglieva il segretario del partito, che, nominato con decreto reale, diveniva membro di diritto di un gran numero di organismi di governo. Il segretario sceglieva i membri dirigenti del partito (nominati poi con decreto del duce), e da lui dipendevano, oltre alle organizzazioni giovanili, femminili e studentesche del fascismo, numerosissimi enti parastatali e associazioni assistenziali, culturali, ricreative, tra cui (secondo le modificazioni statutarie del 1941): Gioventù italiana del littorio (vedi Gil), i sindacati della scuola, del pubblico impiego, delle industrie statali; il Comitato olimpico (Coni); le associazioni degli ex combattenti, dei mutilati e invalidi, dei decorati; la Lega navale italiana; il Comitato nazionale forestale. L'originaria volontà di fare del Pnf l'organismo formativo dell'elite politica e sindacale del paese, così come era stato stabilito nel 1925, venne contraddetta a partire dal 1932, quando con la riapertura delle iscrizioni (pratica sostanzialmente obbligatoria per i dipendenti pubblici) esso divenne un'organizzazione di massa, che dieci anni più tardi arrivò a contare 2,5 milioni di iscritti. L'organizzazione territoriale continuò sempre a basarsi sui Fasci di combattimento (che spesso davano luogo a gruppi aziendali e rionali) facenti capo a federazioni provinciali strettamente controllate dal centro. Segretari del Pnf furono: Michele Bianchi (1921-1922); Nicola Sansanelli (1922-1923); Francesco Giunta (1923-1924); quadrumvirato Roberto Forges Davanzati, Cesare Rossi, Alessandro Merchiori, Giovanni Marinelli (1924-1925); Roberto Farinacci (1925-1926); Augusto Turati (1926-1930); Giovanni Battista Giurati (1931); Achille Starace (1932-1939); Ettore Muti (fino al 30 ottobre 1940, ma reggente dal 6 luglio fu Pietro Capoferri); Adelchi Serena (1941); Aldo Vidussoni (1941-1943); Carlo Scorza (dall'aprile 1943 al venticinque luglio). Il 25 luglio 1943 il Gran consiglio dichiarò decaduto Mussolini dalla carica di capo del governo; il 27 luglio il nuovo governo del generale Pietro Badoglio sciolse il Pnf.